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«Il taglio dei tassi non basta»

di Rossella Bocciarelli e Alessandro Merli

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9 ottobre 2008

I tagli dei tassi coordinati ieri dalle principali Banche centrali del mondo «sono la giusta linea d'azione»: lo ha affermato il direttore generale dell'Fmi, Dominique Strauss-Kahn. Ma può darsi che ne servano altri e comunque gli sforzi maggiori devono essere concentrati sulle politiche per il settore finanziario. E anche qui c'è ancora molto da fare, soprattutto in Europa. A completare il pensiero del Fondo è Olivier Blanchard, l'economista francese appena insediato alla guida dell'ufficio studi dell'organismo, che ha presentato ieri uno degli scenari più pessimisti delineati dall'istituzione, con la maggior parte delle economie dei Paesi industriali destinata a finire in stagnazione o in recessione nel prossimo anno.

Blanchard ha anche sostenuto che sono «vicine allo zero» le probabilità che il mondo, pur in una situazione che è «la più grave dagli anni 30», precipiti in un'altra Grande depressione. A evitarlo dovrebbe contribuire la combinazione delle corrette politiche macroeconomiche e finanziarie. Con la loro attuazione, secondo Blanchard, «possiamo superare la tempesta e aspettarci l'inizio della ripresa nel corso del 2009».

Le misure degli Stati Uniti e dell'Europa e il loro successo nello stabilizzare le condizioni finanziarie sono la prima condizione da cui, secondo il Fondo, dipende la previsione di crescita mondiale del 3% nel 2009 (dal 3,9 del 2008 e dal 5% del 2007), che presenta «eccezionale incertezza». Gli effetti di queste misure concertate richiederanno tempo e «abbiamo davanti tempi duri», ha affermato Blanchard. Le cose potrebbero andar peggio senza l'applicazione tempestiva di «risposte sistemiche coerenti alla crisi finanziaria», ma anche dopo la loro messa in atto c'è il rischio di «un pericoloso circolo vizioso fra il calo dell'attività e le difficoltà del settore finanziario». Questo feedback può essere interrotto dall'uso di politiche monetarie e fiscali per sostenere la crescita.

La cifra del 3%, la più bassa dal 2002, non dev'essere definita una recessione globale, secondo l'economista, ma è «molto, molto bassa». Il Fondo vede quasi tutti i Paesi del G-7 prossimi alla crescita zero nel 2009, mentre gli emergenti cominciano a essere colpiti, anche se la Cina resterà sopra il 9% e l'India attorno al 7.

Quanto all'Italia, l'Fmi non crede che, «nelle attuali circostanze - ha detto l'economista Jorg Decressin - esista lo spazio per usare la politica di bilancio in funzione di stimolo all'economia. E, nella misura in cui si rendano disponibili risorse fiscali, sarebbe meglio utilizzarle per sostenere il settore finanziario, se e quando sarà necessario. Anche se l'esigenza di usare questi fondi non sembra essere una questione di grande attualità in Italia, per il momento». Le previsioni sul nostro Paese parlano di recessione per l'anno prossimo (-0,2%, frenata che ridurrà di molto l'inflazione, destinata ad attestarsi all'1,9%), mentre per il resto d'Europa sarà "solo" stagnazione.

«L'Italia - afferma Decressin - sarà colpita come gli altri Paesi dalla restrizione del credito e anche le banche italiane subiranno queste condizioni. Ma è anche già da tempo alle prese con problemi di crescita più bassa rispetto ai partner europei. Di conseguenza ci sono problemi strutturali che pesano sulle sue prospettive economiche». Il riferimento è alle mancate liberalizzazioni, necessarie per innalzare la produttività. Il carico di deficit e debito pubblico, che restano elevati (la previsione per il disavanzo risale dal 2,6% del 2008 al 2,9 del 2009 e lo stock del debito dal 104,3 al 105,5 del Pil), riduce drasticamente, secondo l'Fmi, lo spazio di manovra per una politica fiscale di espansione.

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